Lo Smart Working in Italia ai tempi del Coronavirus

Smart Working in Italia

Il primo trimestre del 2020 ha segnato in maniera indelebile l’economia e la società del nostro paese. La diffusione del COVID-19 ha portato la maggior parte delle imprese a sospendere temporaneamente la propria attività per garantire lo svolgimento della quarantena in sicurezza.

In questo contesto di pandemia a livello globale, è stata concessa la possibilità (alle aziende dei settori identificati come di prima necessità) di poter continuare a lavorare secondo modalità di salvaguardia della salute dei dipendenti e della popolazione. La principale soluzione, per garantire lo svolgimento dell’attività lavorativa in sicurezza, è stata quella di ricorrere a forme di lavoro agili e di telelavoro, che si rifanno alla modalità di lavoro definita come smart working.

Diverse imprese hanno iniziato a prepararsi a nuove modalità di lavoro già da fine febbraio, quando la diffusione del Coronavirus stava diventando sempre più significativa in Italia. I passi sono stati quelli di garantire ai propri dipendenti tutti gli strumenti necessari a poter continuare a lavorare dalla propria abitazione:

  • computer e smartphone aziendali
  • presenza di una connessione internet adeguata
  • programmi software di videoconferenza, condivisione documenti e accesso da remoto alla rete aziendale
  • formazione per l’utilizzo dei nuovi strumenti

E allo stesso modo le aziende hanno dovuto riorganizzarsi in modo da:

  • adeguare la propria infrastruttura aziendale per consentire l’accesso da remoto
  • vagliare quali e come le diverse attività condotte possono operare da remoto
  • definire obiettivi e parametri di valutazione
  • adottare soluzioni flessibili per la comunicazione e il coordinamento delle risorse

Indice

Origine dello smart working in Italia

Il lavoro da remoto secondo i principi dello smart working non è una novità di questi giorni: il Legislatore ha bensì introdotto in maniera formale il lavoro agile a partire già con la legge n. 81 del 22 maggio 2017 sulle misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato.

All’interno del testo di legge sopra citato, lo smart working viene così definito:

“una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa”.

Negli scorsi anni diverse grandi imprese, in particolare nel settore delle telecomunicazioni, hanno testato il lavoro a distanza per comprenderne i vantaggi e le possibili applicazioni all’interno della loro organizzazione. I test sono stati condotti anche per capire come motivare e monitorare l’operato dei lavoratori agili, incrementando di conseguenza l’esperienza dell’azienda e permettendole in futuro di adottare lo smart working qualora diventi necessario.

I dati dello smart working in Italia

I numeri relativi allo smart working nel nostro paese segnano un trend in forte crescita per tutte le realtà imprenditoriali. Secondo il politecnico di Milano, i lavoratori attivi in Italia in smart working prima dell’emergenza Coronavirus erano circa 570 mila, mentre ad oggi si stima un incremento di ben 550 mila persone.

Come riportato dai dati in tabella, si può osservare in che misura alcune delle regioni più colpite dal virus si stiano riorganizzando adottando soluzioni di lavoro agile.

Il diffondersi di questa modalità di lavoro è chiaramente dettato dalla necessità di adattarsi alle nuove disposizioni in tema di sicurezza e salute, tuttavia molte aziende hanno valutato e testato queste forme di lavoro già negli scorsi anni. Infatti il Politecnico di Milano, riporta che dal 2018 al 2019 le iniziative di smart working sono aumentate del 7% nelle grandi imprese e del 6% nelle PMI, indice di un interesse crescente. Analizzando i dati del 2019 e confrontando tra loro il tessuto economico italiano, si nota una percentuale di disinteresse significativa nelle PMI pari al 51%, seguita dalla PA con 31% e dalle grandi aziende con 22%.

Difficoltà e problematiche del lavoro agile

L’adozione di nuove forme di lavoro di certo non rappresenta una scelta facile, sopratutto in momenti difficili come quelli che stiamo affrontando. La difficoltà risiede in numerosi fattori, ma sicuramente è possibile evidenziare due aspetti fondamentali: il primo riguarda la cultura aziendale, mentre il secondo è legato alla possibilità di dotarsi degli strumenti necessari a lavorare da remoto.

La cultura aziendale rappresenta un ostacolo per l’adozione dello smart working in quelle aziende che sono abituate a condurre la propria attività tramite rigidi strumenti di controllo e monitoraggio. Per queste realtà fortemente radicate nel passato, risulta molto difficile cambiare e adottare soluzioni di lavoro da remoto dove non si può avere un controllo costante del dipendente e le performance sono fortemente orientate al conseguimento degli obiettivi, indipendentemente dalle ore lavorate.

Altro aspetto cruciale riguarda la possibilità di dotarsi degli strumenti necessari per consentire ai dipendenti di lavorare da casa. In determinati casi è proprio la mancanza di una connessione Internet adeguata a rappresentare il principale handicap. Questo è un aspetto molto importante in quanto in situazioni di lavoro agile si deve poter accedere a file archiviati in azienda, è fondamentale svolgere videoconferenze e meeting per mantenersi aggiornati e comunicare con terze parti, ed è altresì importante poter consultare in libertà la propria e-mail. Allo stesso modo, per i dipendenti meno “digitali”, in molti casi rappresenta un vero ostacolo imparare ad utilizzare nuovi programmi e interfacciarsi con nuovi strumenti di lavoro.

Le aziende italiane top per lo smart working

In questo contesto altalenante tra nuovi smart workers e difficoltà a cambiare modo di lavorare, ci sono delle note realtà leader in settori diversi tra loro che stanno adottando con successo il lavoro da remoto. Ad esempio nel settore delle telecomunicazioni troviamo EnelTim e Vodafone, mentre per quanto riguarda il settore assicurativo vi sono GeneraliZurich e Allianz.

Queste sono solo alcuni nomi di grandi aziende che stanno rispondendo prontamente al problema del COVID-19. Tale capacità è dettata sia dal fatto che la maggior parte di queste aziende hanno saputo esplorare nuove modalità di lavoro negli anni passati, sia dal fatto che alcune di esse assumono regolarmente lavoratori con contratti di lavoro da remoto e quindi sono già abituate a gestire e a lavorare con smart workers.

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